30 maggio 2007

Riconoscere la qualità del tè


Prima di avere un negozio di tè ero, ovviamente, anche io un bevitore di tè sempre in cerca di nuove tipologie ma soprattutto di tè di buona qualità. Devo premettere che fino a pochi anni fa non esistevano in Italia molti negozi specializzati, bisognava quindi rivolgersi o in erboristeria o nelle drogherie più fornite; spesso però erano prodotti in scatola oppure non si sapeva bene da quanto tempo quelle partite erano in vendita.

Difficile quindi riuscire a capirne la qualità e la freschezza e rimanevo con il punto interrogativo fino al momento di assaggiarlo e, anche così, vista la scarsa possibilità di fare raffronti, capire esattamente davanti a cosa ci si trovava.

Ora i tempi, per fortuna, son cambiati, nei negozi specializzati difficilmente ci si trova davanti a tè vecchi, questo non solo per la “buona volontà” dei negozianti (di cui faccio parte anche io) ma,semplicemente perché, se il tè non si vende il negozio fallisce.

In ogni caso è sempre meglio avere una conoscenza personale che permette di giudicare in prima persona, fidarsi è bene ma…un po’ di critica non fa mai male, ho quindi deciso di scrivere qualche piccola indicazione dovuta alla mia personale esperienza e allo scambio di conoscenze con altri addetti del settore.

Cercherò di fornirvi alcune informazioni su come è possibile riconoscere un tè fresco da uno vecchio, facendo però una premessa: la maggior parte dei tè una volta lavorati vengono impacchettati e tenuti in atmosfera controllata, in modo da mantenere il più possibile inalterate le proprietà organolettiche, questo aiuta ad avere le foglie conservate in maniera ottimale anche quando non è epoca di quel particolare raccolto. Bisogna infatti considerare che ogni tè ha il suo momento di raccolta e lavorazione, ad esempio il Li Zi Xiang dovrà essere raccolto ad Aprile, il Darjjeling first flush a fine marzo primi di aprile, il Tie Guan Yin autunnale verrà invece lavorato in autunno. La corretta conservazione è, quindi, assolutamente necessaria per garantire la freschezza anche nei mesi successivi.

Piccolo consiglio, se volete cimentarvi con i grandi tè non comprateli in febbraio, lasciate che la vostra pazienza vi permetta di aspettare ancora un paio di mesi per godere appieno del sapore, questo perché comunque si conservi il tè, dopo un po’ di tempo l’evoluzione farà la sua opera e, per esempio, uno Yin Zhen acquistato a febbraio possiede, a mio avviso, circa il 20% di capacità aromatica in meno rispetto ad uno colto da poco.
Attenzione anche a non utilizzare troppo tè per l’infusione: questo serve solo ad evidenziare i difetti e non i pregi.

Se la maggior parte dei tè si può analizzare subito ricordate invece che un tè al gelsomino si deve giudicare dopo almeno due o tre infusioni: se mantiene i profumi e il sapore è di ottima qualità, se li perde già nella seconda infusione sarà un tè lavorato troppo velocemente.

Alcuni suggerimenti:


1) Esame visivo. (in realtà di solito in un negozio si sente prima l’odore nel barattolo e poi se ne vedono le foglie per questioni di comodità ma visti i miei retaggi da sommelier userò la sequenza canonica nell’analisi sensoriale.)
Osservare le foglie fornisce diverse indicazioni: di norma un tè di pregio ha le foglie integre tutte della stessa misura. E’ buona norma esaminare prima le foglie asciutte ma poi non scordate, una volta infuso il tè, di osservare le foglie bagnate.

Il colore delle foglie asciutte è importante solo quando si conosce bene la tipologia di riferimento, (ad esempio ci sono tè verdi che si presentano color argento, altri verde brillante altri con tonalità più chiare), di norma un tè verde scuro indica una cottura al vapore, tonalità più chiare una cottura su wok. Comunque sia il colore non dovrebbe mai essere troppo spento o troppo giallo.

Per esaminare le foglie bagnate è buona norma prenderne una e stenderla bene, ad esempio per un tè verde il colore della superficie deve avere tonalità verdi, (in caso di colorazioni tendenti al giallo è probabile che il tè sia non freschissimo);inoltre la foglia umida può dare indicazioni sulla qualità: innanzi tutto si potrà distinguere bene la composizione del tè, le gemme e le prime foglioline si distinguono molto bene una volta reidratate.

Piccola curiosità: se le punte sono leggermente gialle è un’indicazione di cottura a mano con wok, una foglia verde come gli spinaci lessati sarà, invece, indice di cottura al vapore. Pochissimi sono i tè che danno un’infusione di colore verde (si perde facilmente con l’invecchiamento) quindi se nella vostra tazza noterete molti riflessi verdini vi trovate sicuramente davanti ad un tè estremamente fresco, in ogni caso il colore deve essere sempre vivace (un colore spento, privo di luce è indice di cattiva qualità); le tonalità possono essere innumerevoli quindi non fanno testo, esistono tè che colorano appena l’acqua ed altri che la tingono moltissimo.

Le foglie vengono lavorate in molti modi (a pallina, a spirale, schiacciate, etc. etc.), non è la forma che determina la qualità ma l’insieme di numerose variabili; le diverse modalità di lavorazione servono ad esaltare alcune peculiarità diverse da pianta a pianta e da zona a zona. Grande influenza ha la quantità di foglie rotte, che tendono a cedere l’amaro più velocemente, attenzione però che i tè neri, soprattutto quelli di stile occidentale (Assam, Darjeeling, Kenia etc) avranno sempre un’alta percentuale di foglie rotte proprio per cedere “corpo” al tè e renderlo più forte al gusto. Se le foglie sono molto sbriciolate o ridotte in piccole palline o addirittura in polvere saremo sicuramente in presenza di un tè di scarsa qualità raccolto a macchina in modo industriale; le foglie rotte infatti indicano quasi sempre un raccolto meccanico o semimeccanico.

Possiamo quindi dire che all’esame delle foglie asciutte un tè verde di qualità deve avere le foglie della stessa misura e quasi tutte integre, un tè nero sarà ricco di tips (gemme) dorate o argentate e foglie spezzate ma mai sbriciolate, un oolong foglie della stessa dimensione. Per gli oolong, stendendo diverse foglie è possibile capire in parte il grado di ossidazione, ( solo in parte perché diverse tipologie di semifermentati sono miscele di diversi stadi di ossidazione), nella lavorazione particolare di questi tè, l’ossidazione tende a brunire i bordi di un colore rossiccio, più questo colore avanza verso l’interno più l’ossidazione sarà alta. Come dicevo alcuni oolong quali il Tie Kuan Yin, sono una miscela di diverse ossidazioni quindi troverete foglie più colorate ed altre meno.

2) Esame olfattivo. I tè possiedono un’ampia gamma di aromi, ognuni tipo ha il suo particolare bagaglio aromatico e solo quando si conoscono bene tutte le tipologie è possibile fare raffronti ma in ogni caso il profumo deve essere ben percettibile, un tè che non profuma significa che è vecchio.

Come per il vino più il profumo è ampio migliore sarà la qualità del tè.

La gamma di profumi dei tè verdi va dalle più delicate tonalità di fiori (tipo l’orchidea) fino ad arrivare a note di noce; per i tè oolong dalle tonalità fiorite dell’osmanto fino a quelle di pesca; per i neri il profumo deve essere rotondo e persistente.
Annusare le foglie dopo l’infusione permette di distinguere la fragranza del tè, se si percepiscono freagranze pungenti o che ricordano il pesce o aromi spenti molto probabilmente si tratta di un tè vecchio oppure conservato male.


3) Esame tattile. Al tatto è possibile sentire la superficie delle foglie che, in genere, dovrebbe essere liscia e leggermente elastica.
Giudicare l’elasticità della foglia richiede esperienza, considerate che contiene al massimo un 5% d’acqua quindi è sempre molto secca, diciamo però che se come la toccate si sbriciola allora il tè sarà “passato” nel senso che è vecchio o è stato cotto troppo a lungo se invece fa resistenza prima di rompersi allora sarà fresco.
Anche la foglia bagnata può darci indicazioni, deve essere tenera e morbida, nel caso di alcuni oolong anche più spessa del normale.
Questa pratica crea numerosi problemi ai negozianti, in quanto, le foglie una volta toccate vanno buttate per ovvi motivi di igiene ma nulla impedisce al cliente di farlo una volta comprato il proprio tè.


4) Esame gustativo. Qui le cose, sembra strano, sono molto più complicate, ci sono variabili in gioco che nulla hanno a che vedere con la qualità del tè. Ad esempio un grandissimo e introvabile Huang Shan Mao Feng preparato con un acqua non adatta, con una temperatura errata o con tempi troppo lunghi produrrà una vera e propria brodaglia, se preparato invece con attenzione vi donerà mille aromi ed emozionni incredibili.
Vi consiglio fare delle prove utilizzando diversi tipi di acqua e diverse temperature d’infusione fino ad ottenere il risultato migliore.
Se l’acqua risulta torbida le cose son due: avete fatto bollire troppo l’acqua o il tè aveva molta polvere cosa che influisce negativamente anche sul gusto rendendolo molto amaro, infatti spesso le sensazioni amare sono dovute alla cattiva preparazione del tè (infusione troppo lunga o con temperatura dell’acqua troppo alta) ma possono derivare anche dall’eccessivo numero di foglie rotte o di polvere.

Ricordate che per analizzare correttamente un infuso è necessario aspirare l’aria con la bocca (poco elegante per via del rumore ma è veramente utile) in questo modo, infatti, vengono volatilizzati velocemente gli aromi che quindi verranno percepiti meglio, poi il tè va lasciato scorrere sulla lingua in tutte le sue parti e infine inghiottito, infine va analizzata la persistenza aromatica che vi resta sul palato, più lunga è e migliore sarà la qualità del tè.

Per concludere: esistono migliaia di varietà diverse di tè ad esempio ho detto che più gemme ci sono migliore è il tè eppure ci sono qualità incredibili dove la presenza di gemme non è cosi evidente e dove molte foglie sono rotte ma il tè rimane straordinario, mi riferisco in questo caso al Tai Ping Hou Kui, uno dei più grandi tè verdi in assoluto, di conseguenza non prendete mai nulla per oro colato e fatevi invece un bagaglio personale di esperienze, possibilmente fissando su un pezzo di carta le cose più importanti e che sembrano caratterizzare quella determinata tipologia, solo in questo modo riuscirete ad avere dei punti di riferimento dai quali partire per le degustazioni.
Spero di avervi dato almeno quelle due o tre informazioni che vi aiuteranno nel comprare il vostro tè con un po’ più di tranquillità.


Ringrazio Saverio Robustelli della Farmacia Robustelli per avermi aiutato con le sue mille informazioni e idee alla stesura di queste righe.

A presto.

Claudio Rubcich

10 commenti:

Stefania ha detto...

grandioso davvero, ma quindi con che cadenza arrivano in genere i tè in un negozio? immagino sicuramente che gli ordini siano dimensionati secondo le vendite di un tipo di tè più che un altro, ma quando arrivano al punto vendita finale + o- quanto tempo hanno?
riuscirò a passare a Roma x lavoro a metà giugno e non vedo l'ora di passare al Biblioteq...

ti chiedo aiuto su una mia ricerca quasi disperata: a Roma puoi suggerirmi una libreria da contattare dove possa trovare il mitico canone del tè di Lu Yu? ho rastrellato internet e le librerie di Genova, ma essendo fuori catalogo mi guardano come se chiedessi la luna. ci terrei davvero per cui se anche qualcun'altro che legge sa darmi una dritta ringrazio infinitamente...

bibliotèq ha detto...

Per quanto mi riguarda è veramente difficile che un tè rimanga nel barattolo per più di 3 settimane, un mese al massimo, in questo caso lo tolgo e lo sostituisco con un altro perchè probabilmente non piace (ho il negozio piccolissimo e lo spazio è vitale per me). diverso invece il rifornimento, di norma ho 2 pacchi da un chilo per la maggior parte dei tè, e arrivo a 5 chili per quelli che vanno molto; comunque faccio una media di un ordine al mese ad ogni fornitore, due ordini al mese durante l'inverno (considera che significa avere in negozio circa 300chili di tè), se ti sembra tanto non è così nella realtà, se vendo meno di 150 chili di tè al mese ho dei grossi problemi di sopravvivenza...sigh.
Per quanto riguarda il Canone del Tè, è introvabile, ma puoi provare a rivolgerti a Marco Cereza dell'Associazione Italiana Cultura del Tè, se non erro era lui il traduttore. A presto, spero di vederti a giugno allora!

angela ha detto...

seguo da tempo, in silenzio, il tuo blog che trovo interessante. in merito a questo intervento ho una curiosità: vi sono delle relazioni tra la degustazione del tè e quella del vino ad esempio? grazie

bibliotèq ha detto...

Ciao Angela, ottima domanda la tua.
Il procedimento nell'analisi sensoriale è sempre simile ma deve essere adeguato all'alimento che si va ad analizzare; ad esempio nella degustazione dell'olio il colore non è assolutamente importante e quindi non viene considerato, nel tè non abbiamo l’alcool ne gli acidi ne altre sostanze, di conseguenza dobbiamo adattare la rilevanza di alcune sensazioni alle peculiarità del tè. Bisogna, però, fare una premessa per quanto riguarda la degustazione dei tè:
esiste una differenza fondamentale con qualsiasi altra cosa da analizzare: “il tè deve essere preparato ”, questo influisce in maniera determinante su quello che poi ci troviamo in tazza e a complicare le cose anche l’acqua che si utilizza cambia enormemente le sensazioni organolettiche dei campioni da degustare, al contrario di quanto invece capita nella degustazione del vino dove, ad esempio, un campione di Barolo tal dei tali annata tal dei tali, è rappresentativo per tutte le bottiglie di quello stesso produttore (dello stesso anno ovviamente). Purtroppo non esiste la possibilità di definire un’unica acqua per tutte le analisi, questo comporterebbe la penalizzazione di alcuni campioni in quanto ci sono tè che hanno bisogno di una determinata acqua ed altri che si esaltano, invece, in altre; in ogni caso ci sono anche molti altri fattori non controllabili tipo le variazioni di temperatura durante l’infusione le quali tendono a cambiare il risultato, oppure l’altitudine alla quale si porta l’acqua ad ebollizione…etc

Ci sono fondamentalmente due motivi che ci spingono a far degustazione, il primo è capire la qualità, il secondo è memorizzare per poter fare confronti successivamente. Come ho detto più volte il tè si prepara e quindi le sensazioni varieranno moltissimo in base alla preparazione, cambia l’acqua cambia nettamente il sapore, cambia la temperatura o il tempo di infusione e ci troveremo con un tè completamente diverso quindi dobbiamo prima di tutto affinare la nostra capacità di preparare il tè , questo è fondamentale.
Poi la parte più “ludica” e non meno importante è quella di memorizzare le sensazioni che ci regalano quelle determinate foglioline in modo da crearci un bagaglio di esperienze che altrimenti rimarrebbero fini a se stesse e senza importanza; scordarsi ciò che si è bevuto è come andare ad una mostra con gli occhi chiusi!
La memorizzazione di alcune sensazioni al primo impatto non è semplicissima ma in realtà è solo una questione di allenamento, il primo scoglio da affrontare è il riconoscimento degli odori; sarà capitato sicuramente di sentire un sommelier trovare nel suo bicchiere "note di pesca o di banana o di cuoio" e così via; è ovvio che dentro non c'è la pesca o altro ma le molecole responsabili di quel particolare aroma sono le stesse; il "dare un nome" ad un odore (per similitudine) è l'unico modo per memorizzarlo , in questo il tè non è differente a nessun’altra cosa, si fa per il vino, per il cioccolato, per la birra etc. bisogna ricordare ancora una volta che senza la capacità di memorizzare non è possibile rendere utili le nostre esperienze precedenti e di conseguenza la nostra degustazione sarà solo ed unicamente fine a se stessa, al contrario più aumentiamo i tè di cui serbiamo il ricordo più impareremo a goderci a fondo il tè.
Indubbiamente ci sono delle difficoltà in più da considerare rispetto al vino: con il liquido molto caldo si avvertono alcune sensazioni, mentre quando si raffredda ne emergeranno altre. Ricorda che l’esame olfattivo deve essere fatto anche sulle foglie bagnate. Il colore invece non è così rilevante ma, in analogia con il vino, possiamo dire che se risulta spento ci troviamo probabilmente davanti ad un tè vecchio. In bocca ci possiamo concentrare invece sia sulla morbidezza ( ma qui la preparazione incide moltissimo), sia, soprattutto, sulla persistenza aromatica ( ricorda che è dovuta anch’essa agli odori). La differenza fondamentale è che se nel vino le tipologie sono in buona parte codificate ( ad esempio un barolo dovrebbe avere in evidenza alcune sensazioni, un Traminer Aromatico altre etc etc), questo esiste in maniera decisamente minore e più “volatile” nei tè, anche perché in questi bisogna generalizzare talmente tanto da dare in effetti ben poche indicazioni valide, proprio qui torna indispensabile la propria esperienza personale.

FOlletto ha detto...

ciao,sono(anche io)un silenzioso frequentatore del tuo blog da qualche tempo,è davvero un isoletta lieta nella quale approdare ^_^; mi ritrovo qui a scriverti perchè dopo qualche tempo di indecisione ho comprato una teiera in ghisa smaltata internamente
coperchio compreso,ecco,il mio problema riguarda il coperchio,durante le prime operazioni ,di rodaggio diciamo, il coperchio ha urtato,scheggiandosi in due punti sul bordo,in altri termini lo smalto è saltato.(mi sono odiato/mi odio ma insomma cosi è andata)
ora dispiacere a parte mi chiedevo che fare,la parte scheggiata è la parte del coperchio dove questo appoggia sulla teiera/filtro la scheggiatura è piccola meno di un cm mi rendo conto che tu cosi non possa dir piu di tanto,solo non trovo informazioni in merito..ho pensato di metter una guarnizione in modo tale da distanziare minimamente il bordo del coperchio (per evitare traumi)mantenendo la chiusura ermetica ma non so --_--; c è da considerare che sono un neofita..spero qualcosina tu riesca a dirmi e scusa se scrivo qui in risposta ad un post che evidentemente parla d altro ma è solo per attirare la tua attenzione ..grazie comunque tu non lo sai ma sei un amico per me :P.
buone cose buon tè.

bibliotèq ha detto...

se il coperchio non tocca l'acqua non ci sono grossi problemi, perderai solo un pò di calore dovuto allo sfiato ma in una teiera in ghisa di certo questo non è un problema. La guarnizione evitala, spesso hanno un forte odore di gomma, piuttosto ricorda di asciugare moto bene il coperchio, la ghisa arrugginisce. A volte si trovano ancora artigiani che smaltano le pentole, mi rendo conto che è difficile ma se vuoi fare il perfezionista;-). comunque non ti preoccupare, così la teiera sarà diventata ancora più tua.

FOlletto ha detto...

ooh mi hai risposto velocissimo ^_^,grazie!
a rigor di logica ho le tue stesse perplessità per la guarnizione e la stessa idea per lo smalto saltato,tanto piu che la dispersione di calore è nulla è una tacca che non incide sulla chiusura..
grazie per la disponibilità probabilmente mi sentirai ancora ho scoperto un negozietto qui a torino pieno di buoni tè spezie&miele..tu credi esistano dei tè piu facili d altri con i quali iniziare ? (verdi&neri)la ragazza del negozio mi ha detto ci son tè con i quali farsi la bocca/esperienza che permette d apprezzar poi gli altri..in altri termini la mia bocca va rodata come la teiera..
spero di non approfittarmi cosi fosse me ne scuso,son un giovane 22enne curioso che ha scoperto in questa bevanda un ottimo alleato per gli stati mentali di calma e lucidità..

bibliotèq ha detto...

Sicuramente è meglio non cominciare con il mattcha;-) scherzi a parte inizia con i tè più semplici: yunnan, lung ching base etc, assaggia anche comprando la stessa tipologia in diversi negozi poi sempre le stesse varietà ma di livello superiore, infine assaggia i top-tea. Ricorda sempre di provare con tempi diversi, io di norma ne assaggio un pò dopo 30secondi, poi un minuto e via via aumentando di 30secondi ogni volta.
Fammi sapere come va e le tue impressioni, si impara sempre qualcosa se tutti quanti ne parliamo assieme. Non ti approfitti affatto, ho fatto questo blog proprio per condividere esperienze, anche io imparo dalle vostre domande e dalle vostre opinioni.
A presto.

Paolo ha detto...

Da napoli con furor grazie per il puer! Era in assoluto il miglior, come diciamo noi "A guerr'!".
Viva la passion e viva l'eccezion, l'uomo che lavora e del suo mestiere si innamora!
Olè olè olè viva il the viva il the!

Buonenuove ha detto...

Ciao Claudio sono Luigia...mi ha parlato di te Giustino e ho letto un pò il tuo blog, Complimenti! Vorrei vendere il tè nel mio negozio ma avrei bisogno del tuo aiuto per capire quali sono le qualità e quantità con cui cominciare. Tutto ciò naturalmente solo se hai voglia e tempo da dedicarmi. Grazie